Durante il lockdown il digital divide dello Stivale si è manifestato in toto: secondo il rapporto annuale Istat l'Italia è ancora ai blocchi di partenza.
Dire digital divide e dire Italia in una stessa frase sembra un non sense, invece, purtroppo, stando al rapporto annuale Istat, il problema del divario digitale riguarda eccome l'Italia. Una fotografia questa, davvero poco edificante, che è stata scattata prima del lockdown (i dati si riferiscono al 2019) ma evidenziano in pieno le difficoltà nel rapporto tra gli italiani e la rete. Il confinamento dovuto alla pandemia da coronavirus non è stato altro che un'enorme cassa di risonanza.
Tra smart working e didattica a distanza una larga fetta della popolazione si è trovata a dover fare i conti con internet: una buona connessione e un'adeguata alfabetizzazione digitale sono, infatti, le condizioni necessarie affinché sia l'uno che l'altra si possano svolgere senza intoppi. E se la rete, soprattutto quella fissa, ha tenuto all'incremento del suo utilizzo, (buone anche la prestazione della linea mobile) forse questo è merito, se di merito di si può parlare, anche del fatto che gli italiani che hanno davvero avuto accesso alla rete è stata piuttosto esigua.
Nonostante gli sforzi compiuti dall'Italia, in ultimo il fatto di entrare nella coalizione della UE contro il digital divide, per colmare il gap digitale e favorire lo sviluppo delle competenze professionali, ne abbiamo parlato qui L'Italia nella coalizione Europea contro il digital divide, la situazione è ancora critica.
Digital Divide: l'Italia soffre
Il Digital Divide, tradotto come divario digitale, è una locuzione utilizzata per indicare, in linea generale, chi ha accesso alle infrastrutture di rete e chi, invece, per scelta, per un'inevitabile condizione o per caso fortuito non lo ha.
Si distinguono 3 tipi di digital divide:
globale: è il divario digitale tra i vari paesi del mondo, tra quelli che hanno accesso a internet e quelli che, invece, ne sono parzialmente o totalmente sprovvisti per mancanza d'infrastrutture di rete;
sociale: è il divario digitale che esiste tra le varie classi sociali in uno stesso paese. L'esclusione può essere determinata da fattori anagrafici, per esempio gli anziani sono spesso esclusi digitali, o da fattori di genere, per esempio le donne non occupate, da barriere di tipo linguistico, per esempio gli stranieri, da fattori culturali, le persone con un basso livello di scolarizzazione spesso sono vittime del digital divide perché non in possesso degli strumenti conoscitivi fondamentali per comprendere e usare internet;
democratico: se si considera gli aspetti più spiccatamente partecipativi alla vita politica di uno stato da parte dei suoi cittadini attraverso l'uso consapevole e sapiente delle nuove tecnologie.
Il Digital Divide è uno dei parametri utilizzati oggi per misurare la diseguaglianza sociale.
Il rapporto annuale Istat in merito al problema del digital divide italiano è stato piuttosto impietoso: la percentuale degli italiani che utilizzano regolarmente internet nella fascia di età compresa tra i 16 e i 74 anni nel 2019 si è attestata al 74%. Certo c'è stato un più 5% negli ultimi tre anni ma è ancora troppo poco: l'Italia rispetto alla media europea è indietro, così indietro da classificarsi al quartultimo posto, seguita solo da Portogallo, Romania e Bulgaria.
In totale le famiglie italiane che vivono completamente offline sono 6.175.000, ovvero il 24,2% del totale. Gli esclusi digitali per eccellenza sono le famiglie composte da solo anziani o quelle dove l'istruzione è scarsa. Un altro dato impressionante riguarda il Sud dove la percentuale di famiglie in cui nessun componente fa uso di internet sfiora il 30%.
Tutto questo per quanto concerne il cosiddetto divario digitale di natura sociale, poi c'è quello di tipo infrastrutturale dovuto all'impossibilità di accedere alla rete per mancanza dei dispositivi atti a farlo, come tablet o computer. Al Sud, il 19% dei minori tra i 6 e 17 non possiede né un computer né un tablet, al Centro il 10,5%, mentre al Nord il 7,5%. Il dato diventa disarmante se entrambi i genitori non sono andati oltre la scuola dell'obbligo: in questo caso si arriva a un desolante 25,6%.
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Matilde Gregori
Giornalista pubblicista, da molti anni scrivo di hi-tech e Telco, dopo interessanti e deliziose incursioni nel mondo degli eventi culturali ed enogastronomici del centro Italia. Sono innamorata di Hemingway, adoro il sushi e mi rilasso con lo Yoga. In attesa che i miei innumerevoli incipit assumano i contorni più definiti di un racconto, continuo a parlare di tecnologia. Magari la Musa mi ispirerà tra una tariffa e l'altra.
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